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Strategie di investimento: asset allocation e profili di rischio

L’asset allocation, è una parte essenziale di una strategia di investimento che tenta di equilibrare rischi e rendimenti. L’obiettivo principale è il bilanciamento della quota di ogni asset nel portafoglio, secondo la tolleranza al rischio dell’investitore, gli obiettivi e l’orizzonte temporale di investimento. Quindi non ci si concentra solo sull’investimento del singolo asset, ma sulla prestazione complessiva dell’intero portafoglio.

In linea generale ci si riferisce a tre grandi asset class:

  • Azioni – si tratta degli asset che storicamente hanno portato ai maggiori rendimenti, e che sono considerati i più rischiosi;
  • Obbligazioni – si distinguono per minori rendimenti, risultando degli asset più conservativi rispetto alle azioni, decorrelazione o bassa correlazione con il mercato azionario per quanto riguarda i mercati obbligazionari più sicuri;
  • Asset Alternativi – tutti quegli asset quotati o non che non rientrano tra le azioni e obbligazioni, come ad esempio le commodities.
  • Liquidità – si tratta di buoni del tesoro, certificati a capitale garantito, fondi d’investimento monetari che si distinguono per livelli di rischio molto bassi.
 

La proporzione in cui viene distribuito l’importo investito in queste tipologie di asset dipende dall’orizzonte temporale e dalla tolleranza al rischio. Per orizzonte temporale si intende quando si vorrà uscire dall’investimento, mentre per tolleranza al rischio l’attitudine e la capacità finanziaria di sopportare il rischio. Non sempre l’allocazione ottimale per una persona, è l’allocazione che la persona riesce a mantenere a livello psicologico e comportamentale.

La decisione di asset allocation è una delle decisioni più importanti per un investitore. Perfino la scelta dei singoli asset in cui investire è secondaria rispetto all’asset allocation. Infatti la maggior parte del contributo al rendimento del portafoglio deriverà dalla decisione di ripartire in azioni piuttosto che in obbligazioni o in liquidità.

Non esiste una singola formula statica di asset allocation che si adatti ad ogni tipo di investitore. L’asset allocation aiuta l’investitore a ridurre il rischio attraverso la diversificazione e anche a massimizzare i rendimenti. Un investitore che non si assume abbastanza rischi non ottiene un rendimento soddisfacente. Un investitore che si assume troppi rischi può invece trovarsi a corto di liquidità nel momento in cui potrebbe averne bisogno. La corretta asset allocation riduce la probabilità di trovarsi in queste due situazioni estreme.

Inoltre l’asset allocation può avere effetti rilevanti anche in termini fiscali, poiché asset diversi sono soggetti a diversi gradi di tassazione.

Esistono diversi tipi di strategie di asset allocation basate su obiettivi di investimento, tolleranza al rischio, orizzonti temporali, diversificazione e grado di intervento della strategia. Le forme più comuni sono tre: asset allocation strategica, tattica e dinamica. Di seguito tracciamo una linea guida per ciascuna di queste strategie. Evidenziamo subito che quella dinamica è quella più attiva e che, se fatta nel modo corretto, produce risultati migliori nella gestione di un patrimonio.

Asset allocation strategica

L’asset allocation strategica (conosciuta anche come passiva) parte dall’assunto che il mercato sia efficiente e mira replicare un indice di riferimento. Si stima quindi che non ci siano asset particolarmente sopravalutati o sottovalutati e che gli operatori non operino in una situazione di asimmetria informativa. Operativamente significa che non si ritiene possibile ottenere una performance migliore di quella del mercato (“battere il mercato” in gergo).

Alcuni punti chiave:

  • è legata ad un benchmark di mercato;
  • mira ad ottenere un bilancio ottimale rischio/rendimento nel lungo termine;
  • periodicamente il portafoglio viene ribilanciato. Ribilanciare il portafoglio significa riportarlo alle proporzioni iniziali di investimento, al variare dei prezzi infatti la ripartizione del portafoglio devierà da quella iniziale;
  • compatibile con una logica di investimento buy-and-hold (ossia acquista e mantieni);
  • la diversificazione tra gli asset e all’interno degli stessi ha un ruolo fondamentale.

Il profilo di rischio di un investitore

Prima di considerare un investimento è fondamentale sapere quanto rischio si è disposti ad accettare. In secondo luogo, bisogna capire quanto rischio si può di sopportare finanziariamente in base alla composizione del nostro patrimonio e alla nostra situazione debitoria. Si parla quindi di tolleranza al rischio e si parla anche di capacità di sopportare rischio negli investimenti. La tolleranza al rischio è una dimensione soggettiva, mentre la capacità di sopportarlo è oggettiva.

Capita spesso di notare che soggetti molto propensi ad investimenti rischiosi, abbiano in realtà una situazione patrimoniale non adeguata rispetto alle stesse posizioni rischiose. E, viceversa, capita che soggetti molto ben capitalizzati siano molto avversi al rischio e mettano così a repentaglio la conservazione stessa del patrimonio. Questo accade perché per mantenere inalterato nel tempo il potere d’acquisto di un patrimonio è necessario fare degli investimenti.

Una delle domande che più spesso vengono rivolte ad un consulente finanziario è la seguente: esistono investimenti sicuri? Esiste l’investimento a rischio nullo? Ovviamente no, se l’investimento fosse sicuro al 100% non ci sarebbe nessun rendimento ad esso associato.

Come ci insegna il concetto di pianificazione finanziaria diverse persone possono avere differenti obiettivi finanziari: di breve, medio o lungo termine. Non esiste un piano di investimento che si adatti ad ogni tipo di investitore. E’ quindi necessario comprendere le singole esigenze, la disponibilità di risorse e, non ultima, la propensione al rischio.

Il profilo di rischio di un investitore

Prima di considerare un investimento è fondamentale sapere quanto rischio si è disposti ad accettare. In secondo luogo, bisogna capire quanto rischio si può di sopportare finanziariamente in base alla composizione del nostro patrimonio e alla nostra situazione debitoria. Si parla quindi di tolleranza al rischio e si parla anche di capacità di sopportare rischio negli investimenti. La tolleranza al rischio è una dimensione soggettiva, mentre la capacità di sopportarlo è oggettiva.

Capita spesso di notare che soggetti molto propensi ad investimenti rischiosi, abbiano in realtà una situazione patrimoniale non adeguata rispetto alle stesse posizioni rischiose. E, viceversa, capita che soggetti molto ben capitalizzati siano molto avversi al rischio e mettano così a repentaglio la conservazione stessa del patrimonio. Questo accade perché per mantenere inalterato nel tempo il potere d’acquisto di un patrimonio è necessario fare degli investimenti.

Una delle domande che più spesso vengono rivolte ad un consulente finanziario è la seguente: esistono investimenti sicuri? Esiste l’investimento a rischio nullo? Ovviamente no, se l’investimento fosse sicuro al 100% non ci sarebbe nessun rendimento ad esso associato.

Come ci insegna il concetto di pianificazione finanziaria diverse persone possono avere differenti obiettivi finanziari: di breve, medio o lungo termine. Non esiste un piano di investimento che si adatti ad ogni tipo di investitore. E’ quindi necessario comprendere le singole esigenze, la disponibilità di risorse e, non ultima, la propensione al rischio.

Cos'è il profilo di rischio di un investitore?

Il profilo di rischio di un investitore è formato sia da aspetti psicologici ed emotivi, sia da aspetti finanziari relativi alla situazione personale.

Secondo le regole della corretta pianificazione finanziaria vi sono quattro componenti nel profilo di rischio di un investitore:

  • attitudine al rischio (attrazione o repulsione al rischio dal punto di vista psicologico);
  • conoscenza del rischio;
  • propensione al rischio (preferenze individuali su combinazioni rischio/rendimento);
  • capacità finanziaria personale di sopportazione del rischio
 

Le prime tre componenti (attitudine, conoscenza e propensione) formano la tolleranza al rischio e sono soggettive. Mentre la quarta e ultima componente (capacità finanziaria) è oggettiva e deriva dall’analisi della situazione personale.

La normativa MIFID2 utilizzata da intermediari finanziari, compresi noi consulenti indipendenti, classifica un investimento adeguato all’investitore. Un investimento viene definito adeguato quando tutte e quattro le dimensioni di rischio sopra elencate sono soddisfatte.   

Perché è importante capire qual è il tuo profilo di rischio?

Capire il proprio personale profilo di rischio è il primo passo per decidere l’allocazione di portafoglioQuesto è una condizione necessaria per effettuare le giuste scelte in termini di composizione del portafoglio e di diversificazione. La diversificazione, infatti, permette di ridurre il rischio del portafoglio nel suo complesso e quindi di ridurre la volatilità.

Come si valuta il profilo di rischio?

La tolleranza al rischio viene fatta attraverso questionari e domande specifiche. Queste informazioni vanno poi riconciliate con la valutazione degli scenari di investimento e della situazione macroeconomica effettuata dal consulente finanziario. È quindi necessario riassumere tutte le informazioni in un portafoglio di investimento in linea con gli obiettivi e il profilo di rischio del cliente. Inoltre, dato l’elevato grado di personalizzazione per queste dinamiche, è utile rivalutare periodicamente la situazione dell’investitore per assicurarsi che nulla di rilevante sia cambiato.

Profili di rischio: tipologie

Sulla base dei questionari, delle domande specifiche e dall’osservazione del comportamento in termini di scelte, il profilo di rischio dell’investitore viene caratterizzato da un livello di volatilità necessaria per poter raggiungere i suoi obiettivi e un livello di volatilità che l’investitore è capace di assumersi, sia in termini tecnici (stabilità economica e necessità del denaro), che in termini psicologici (riuscirà a dormire la notte con questa asset allocation?)

È bene ricordare che vi è un rapporto costante tra rischio e risultato. Su periodi di tempo sufficientemente lunghi i portafogli di chi ha alta tolleranza al rischio supereranno sempre in termini di performance gli altri perché verranno costruiti con asset più volatili e quindi più performanti.

Allo stesso modo però, su periodi brevi, potrebbe accadere che le perdite siano più rilevanti: se non si è in grado, psicologicamente o patrimonialmente, di gestire la perdita quando si manifesta nel portafoglio e ci si precipita a vendere nel momento sbagliato (quindi contro l’avviso del consulente che effettua l’analisi della situazione macroeconomica) vuol dire che il livello di rischio non era quello corretto.

Davide Ravera

Davide Ravera

Ciao, sono Davide Ravera, consulente finanziario indipendente iscritto all'Albo e al CFA Program. Dopo esperienze come analista equity, risk management e portfolio management presso due importanti banche austriache, ho intrapreso la strada come consulente finanziario autonomo per poter aver un impatto positivo sulle scelte finanziarie delle persone.