Cominciamo facendo un pò di ordine nella situazione inglese, caratterizzata da caos e reazioni febbricitanti da parte del mondo finanziario e non.
Liz Truss, nuova premier britannica, ha rilasciato nei giorni passati interviste e dichiarazioni che hanno messo sottosopra l’umore e creato il malcontento di praticamente chiunque sia al corrente della situazione attuale economica mondiale dei paesi sviluppati. Si va incontro a questa inflazione a doppia cifra, c’è una battuta di arresto nell’offerta per colpa dei prezzi dell’energia che stanno mandando in rovina aziende in tutto il mondo e si continua ad avere una guerra intestina che crea sempre più incertezza su cosa succederà nei prossimi giorni o settimane.
Quindi, cosa è successo esattamente nell’ultima settimana nel regno Unito?
Conservatrice come Boris Johnson ma molto più di destra, con un’immagine che molto vuole assomigliare a Margaret Thatcher, la premier britannica Liz Truss ha deciso di andare controcorrente rispetto alle mosse monetarie della Bank of England. Si porta dunque una ideologia liberista in un contesto dove la frenata della politica monetaria è stata obbligatoria, creando frizione tra le politiche monetarie e fiscali. Una tassazione bassa e un esortare il suo popolo ad essere più attivo, sembrano essere le chiavi per l’aumento della produttività, grande preoccupazione e soluzione che la nuova coinquilina di Downing Street sembra aver trovato. Ricordiamo la doppia valenza che si ha nell’uso delle tasse in un certo periodo:
- Da una parte si controlla la domanda aggregata, in quanto il governo, attuando politiche fiscali restrittive, diminuisce la possibile spesa per i cittadini e le imprese, avendo un effetto deflattivo sui prezzi.
- Dall’altra invece bisogna non dimenticare che l’inflazione e i tempi di crisi alle nazioni costano. Perlomeno, costano agli stati che si prendono cura della popolazione e offrono sussidi (anche in ambito sanitario ovviamente) per andare incontro a chi più viene danneggiato da rincari su energia e vita in generale. Questo si scontra con l’immagine della neoliberista Truss, ferma credente che la missione che si ritrova oggi a gestire è combattere la pigrizia dei suoi connazionali e incentivare il mercato con delle politiche espansive. Normalmente funziona, ma dipende in quale periodo ci si trova. E questo non sembra il momento adatto a politiche fiscali espansive.
Parliamo però di numeri.
Le proposte portate avanti finora e quello che hanno generato:
- aumento del bilancio della difesa al 2,5% del Pil entro il 2026 e al 3% entro il 2030;
- la stipula degli accordi commerciali con 60 Paesi extra-Ue;
- 45 miliardi di sterline di tagli fiscali non finanziati (+ 40 miliardi di aiuti per pagare ad un prezzo calmieratl’energiaGilt supera il 5% di rendimento, il livello più alto degli ultimi 20 anni;
- eliminare l’aliquota massima del 45% per chi guadagna oltre 150mila sterline all’anno, (successivamente poi ritrattata);
- Intervento del governatore Andrew Bailey con uno strumento di emergenza per comprare 65 miliardi di bond governativi a lunga scadenza per mantenere i fondi pensioni stabili;
- Il pound è arrivato il 26 settembre sotto l’1,04 sul dollaro, perdendo 0,9% sul dollaro;
- 41% delle possibili linee di mutuo sono state sospese a causa dell’incertezza attorno ai tassi di interesse.
Ci si muove dunque in una direzione fiscale opposta da quella consigliata e adottata dai più grandi paesi, andando a scontrarsi anche con l’Europa e la Cina, entrambe divenute dei possibili nemici per l’Inghilterra stando alle dichiarazioni della Premier. Alla domanda di un giornalista dove le si chiedeva se avesse visto Macron come “un amico o un nemico” la risposta è stata alquanto distaccata, facendo capire che giudicherà l’operato di lui e l’Europa solo attraverso le azioni future. Si riporta anche il giudizio di Russell Foster, docente di politica inglese al King’s College di Londra, la quale sostiene una forte avversione della premier all’Europa. Inoltre, in linea con le mosse dei loro alleati d’Oltreoceano, sostiene come la Cina sia oramai una “minaccia ufficiale” causando una risposta stizzita di Pechino. Per questo si cercano di stringere alleanze con 60 paesi, con l’intento di creare una “rete di libertà” e dunque, anche per questo, si mantengono delle spese militari così alte rispetto al PIL. In tutto questo voler ripartire per il bene della nazione, la Premier propone di annullare l’aumento dei contributi previdenziali per finanziare la salute e la cura di persone anziane lasciando un dubbio su cosa intenda per aumento dell’uguaglianza. L’intenzione di sostenere la popolazione con un aumento della spesa pubblica di oltre 45 miliardi va poi a scontrarsi dunque con il taglio di tasse annunciato, facendo mal sperare per la situazione Debito/PIL che da anni cerca (e spesso riesce) di tenere saldamente sotto contro lo Stato d’Oltremanica ma che ora rischia di deteriorarsi, anche se con le migliori intenzioni.
A questa situazione vediamo dunque anche un aumento dei tassi di interesse, fisiologici, in questo momento da parte della BoE e alle misure di salvataggio dell’acquisto di Gilt di 10 o 20 anni che per necessità è avvenuto nei giorni passati dal governatore Andrew Bailey. I fondi pensioni hanno uno scomparto obbligatorio obbligazionario e che dunque non potevano permettersi, il governatore in primis, a far scendere il loro valore e causare degli squilibri su un’attività che per costituzione deve essere sicura. Questa misura d’emergenza costerà 65 miliardi e nel lungo termine contribuirà ad un aumento del debito. Ovvio che non è tanto il debito ciò che preoccupa ma il rapporto rispetto al PIL. La logica sulla quale si basano le misure adottate dalla premier è di far crescere in termini percentuali più la parte produttiva che quella dannosa, il debito, rendendo il suo aumento un mezzo efficace. Per concludere, le banche hanno deciso di fermarsi nella loro erogazione di mutui per l’insicurezza che hanno sull’andamento dei tassi nel prossimo periodo.