Investimenti passivi: ecco tutto quello che devi sapere

gestione attiva passiva

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In questo articolo parleremo di investimenti passivi, del processo dietro a una strategia di investimento passiva e di come ci possono venire in aiuto gli ETF smart beta, confrontando i rendimenti e i vantaggi di strategie attive e passive.

Cosa si intende per investimento passivo

Un processo d’investimento passivo è identificato da una qualsiasi strategia basata su regole trasparenti e precise, esso non comporta la ricerca di strumenti sottovalutati e la ricerca quindi di errori nei prezzi.

Quando si parla di investimento passivo si intende qualcosa di diverso dal processo passivo. E’ sempre necessario prendere decisioni attive (e molte) nel percorso di investimento, ma si parlerà di investimento passivo finché non saremo alla ricerca di titoli sottovalutati.

L’obiettivo di questo video è quello di delineare l’universimento di investimenti passivi.

Investimenti passivi e Indexing

Partiamo dicendo che l’investimento passivo va di pari passo con l’indexing, ossia con il cercare di seguire un indice che può essere costruito in molti modi differenti. Ci sono principalmente tre vantaggi per investire passivamente:

  • Diversificazione, con l’indice è possibile infatti raggiungere un buon livello di diversificazione utilizzando un solo strumento
  • Costi, sicuramente con l’investimento passivo avremo dei costi molto bassi
  • Efficienza fiscale, investire passivamente corrisponde infatti con l’avere un basso turnover. Se il processo di investimento è attivo invece spesso si compra basso e si vende alto, avendo un alto turnover e quindi pagando più spesso le tasse

Decisioni attive negli investimenti passivi

Pur parlando di investimento passivo, come evidenziato sopra ci saranno comunque molte decisioni attive da dover prendere. Le principali saranno:

  • Sector vs Broad, vado su un singolo settore o su uno strumento più ampio?
  • International vs country, investo su uno strumento diversificato internazionalmente o investo in un singolo paese?
  • Capitalization (large, mid, small), voglio aziende a grande capitalizzazione o di dimensioni più piccole?
  • Stile (value, blend, growth), che stile di investimento voglio avere?
  • Altri fattori (momentum, volatility, quality)

 

Un’altra scelta estremamente importante è quella dei pesi degli indici che andremo ad utilizzare, perché ovviamente la ponderazione ha effetti sul risultato finale. Di seguito le principali tipologie di ponderazione che è possibile scegliere.

Ponderazione per Market Cap: la più comune

La ponderazione per capitalizzazione di mercato comporta di avere dei pesi all’interno dell’indice correlati alla capitalizzazione delle aziende che ne fanno parte. Più l’azienda è capitalizzata e più il suo peso all’interno dell’indice è superiore.

I principali vantaggi sono:

  • ottimizzazione media-varianza
  • ottimizzazione dal punto di vista di liquidità, dato che le imprese con piu capitalizzazione sono più liquide

I principali svantaggi invece sono:

  • è semplice notare come la soluzione per capitalizzazione di mercato sia sub-ottimale: il rischio è infatti quello di avere un peso eccessivo per azioni sopravvalutate e un peso inferiore per azioni che sono sottovalutate
  • concentrazione del rischio, con questa soluzione saremo infatti esposti maggiormente ad un numero limitato di aziende

Ponderazione per fattori di rischio, gli Smart Beta

Prima di tutto se non sapete cosa sono gli Smart Beta, vi invito a vedere il video dedicato che ho fatto, lo potete trovare sotto questo paragrafo.

Ci sono vari tipi di indici che seguono questi factors: value growth, size, momentum, quality, e così via.

Ci sono due possibilità principali in questo caso:

  • selezionare i fattori
  • factor tilt, per cui andremo a dare dei pesi ad ognuno dei fattori possibili, con alcuni pesi maggiori (tilt) su alcuni di essi

In questo ultimo caso, possiamo scegliere cosa fare: avere un’esposizione continua a fattori di rischio vincenti, come small cap value che in passato ha avuto rendimenti migliori rispetto alla capitalizzazione di mercato, oppure puntare sulla rotazione di fattori a seconda della situazione economica. Anche in questo caso, si tratta a tutti gli effetti di una decisione attiva.

Data la difficoltà delle previsioni delle rotazioni, factor tilt mi sembra l’opzione migliore.

I principali vantaggi in questo caso sono:

  • esposizione differente rispetto a quella basata sulla capitalizzazione di mercato.
  • Possibilità di avere una esposizione diversa nel verificarsi di una bolla, nello specifico a un gruppo di aziende che crescono tantissimo

Gli svantaggi invece sono:

  • avremo periodi di over e under performance rispetto agli indici basati su capitalizzazione di mercato
  • dovremo fare decisioni attive (cosa comunque comune agli ETF a capitalizzazione di mercato)

La composizione degli Smart Beta

La composizione degli indici Smart Beta può dipendere da varie cose:

  • Rendimento (dividendi, momentum, fondamentali)
  • Rischio (volatilità), in questo attenzione ai dati passati, perchè si sta sperando che il futuro sia come il passato
  • Diversificazione, come ad esempio dicevamo prima, per massimizzare l’esposizione ai singoli costituenti dell’indice

 

Per ultimo, sappiamo che non tutti gli strumenti passivi nascono uguali. Focalizzandoci ad esempio sugli ETF, ogni società replicherà diversamente l’indice e cercherà di avvicinarsi il più possibile alle sue performance. Una valutazione di questi risultati può essere fatta attraverso il tracking error, ossia la volatilità degli scarti di rendimento rispetto all’indice.

Per avvicinarsi all’indice le aziende dovranno

  • minimizzare i costi, da qui abbiamo etf sintetici o a campionamento ottimizzato, che riducono costi
  • ottimizzare il rendimento, per ridurre l’impatto dei costi di gestione, gli emittenti degli etf ad esempio potrebbero fare share-lending.

Conclusioni e come mi comporto

Come mi comporto io? Dipende, perché dipende dagli obiettivi che si hanno, ma anche dalla capacità di sopportare un drawdown, dalla composizione del portafoglio e quindi dalla presenza di asset alternativi e differenti, dall’orizzonte temporale…

In generale, la scelta di un ETF complessivo su tutto il mercato basato sulla capitalizzazione di mercato potrebbe essere una scelta discreta, però non è una scelta per tutti. Oltre alla scelta del portafoglio è importante ribadire anche che ci sono tantissime scelte attive nel percorso di investimento.

Sicuramente la cosa più importante è avere chiarezza su quello che si sta ricercando, costruire una strategia di investimento basata su una serie di regole che abbiano senso, e cercare di seguirla.

Spero che questo articolo sia stato utile e che abbia fatto chiarezza sugli investimenti passivi, al prossimo articolo!

Davide Ravera

Davide Ravera

Ciao, sono Davide Ravera, consulente finanziario indipendente iscritto all'Albo e al CFA Program. Dopo esperienze come analista equity, risk management e portfolio management presso due importanti banche austriache, ho intrapreso la strada come consulente finanziario autonomo per poter aver un impatto positivo sulle scelte finanziarie delle persone.