Ogni quattro anni, l’elezione del Presidente degli Stati Uniti d’America diventa uno degli eventi più seguiti dai media globali. Il prossimo appuntamento sarà martedì 5 novembre, quando l’attenzione di tutto il mondo politico e istituzionale si concentrerà su questa tornata elettorale, il cui esito determinerà chi guiderà la repubblica federale dal 20 gennaio dell’anno successivo.
Impatto dei democratici e repubblicani sui mercati finanziari
Dal 1928 al 2020 ci sono state 23 elezioni, con una divisione quasi pari: i Democratici hanno vinto 12 volte, i Repubblicani 11.
Molte persone potrebbero aspettarsi che il mercato azionario abbia un rendimento migliore sotto le amministrazioni repubblicane, perché storicamente questo partito è visto come più “pro-business”. I Repubblicani spesso promuovono politiche di riduzione delle regolamentazioni e di apertura ai mercati globali, che in teoria dovrebbero favorire le imprese.
Ma se guardiamo ai dati, vediamo che le cose non sono così semplici. In effetti, il mercato azionario tende ad andare meglio nei primi uno e tre mesi dopo l’elezione di un presidente repubblicano. Tuttavia, a partire da sei mesi in poi, il mercato ha mostrato rendimenti migliori sotto i presidenti democratici.
In sintesi, anche se ci si potrebbe aspettare che i repubblicani portino a performance di mercato più alte, i numeri dimostrano che, sul lungo termine, i presidenti democratici sono stati associati a rendimenti azionari più elevati.
Si nota che il presidente in carica è rimasto in carica in nove occasioni, mentre i nuovi presidenti sono stati eletti 14 volte. I risultati dell’S&P 500 tra queste serie di dati sono molto più simili, con performance comparabili in ogni periodo fino ai primi tre anni del mandato presidenziale e un leggero rendimento superiore per un cambio di presidente. Nelle elezioni 2024, ovviamente, in caso di vittoria di democratici o repubblicani avremmo comunque un nuovo presidente.
Ciò che potrebbe essere maggiormente negativo per il mercato è un lungo periodo di incertezza. Uno di questi casi è il 2000. Nelle cinque settimane successive alle elezioni del 2000, a causa della forte incertezza, i mercati azionari sono scesi di oltre l’11% dal loro picco, i rendimenti dei titoli del Tesoro USA a 10 anni sono scesi di 95 punti base, il che comporta un rendimento positivo per le obbligazioni, l’oro è salito del 5%, e il dollar index è sceso di oltre il 6%.
E se consideriamo l'inflazione nell'analisi?
Vediamo sempre un maggior rendimento per i democratici. Il rendimento delle azioni è stato del 13,8% in termini nominali sotto i presidenti democratici, rispetto all’8,9% sotto i presidenti repubblicani. Se consideriamo invece l’inflazione (quindi i rendimenti reali, che rappresentano il vero potere d’acquisto dei guadagni), i numeri scendono a 9,7% per i democratici e 5,1% per i repubblicani.
Governo unificato vs governo diviso
Tuttavia, la situazione è più complessa del semplice fatto che un partito vinca la presidenza. Negli Stati Uniti, il presidente può essere di un partito, mentre l’altro partito potrebbe controllare una o entrambe le camere del Congresso (Senato e Camera dei Rappresentanti). Questo equilibrio, noto come “governo diviso”, può limitare le politiche che il presidente riesce a portare avanti e influenzare i rendimenti delle azioni.
Se analizziamo la questione considerando il concetto di “governo unificato” e “governo diviso“, la storia diventa più complessa. Tra il 1926 e il 2023, il numero di anni di governo unificato (quando lo stesso partito controlla la presidenza e entrambe le camere del Congresso) è esattamente uguale al numero di anni di governo diviso: 49 anni per ciascuno. Durante i periodi di governo diviso, l’S&P 500 ha registrato una media di crescita del 10,18% all’anno. Tuttavia, durante i periodi di governo unificato, il rendimento medio annuo è stato del 14,14%, quasi un 4% in più all’anno quando un singolo partito controlla tutto. Anche se questo premio non è grande quanto quello visto per i presidenti democratici, rimane comunque significativo.
Ma cosa succede se riportiamo il fattore “partito” nell’equazione? Dopotutto, dei 49 anni di governo unificato, i democratici hanno controllato per 36 anni. Potrebbe essere che questo premio per il governo unificato stia contribuendo a spiegare il “premio democratico” visto precedentemente?
Quindi, più che guardare a chi vince le elezioni, è importante considerare come è distribuito il potere tra il presidente e il Congresso. Un governo unito o diviso può effettivamente avere un impatto sulle politiche economiche e sui mercati finanziari.
Una interessante classifica di rendimenti vede l’ex presidente Clinton (+15,2% CAGR), seguito dall’ex presidente Trump (+14,1% CAGR), che pur essendo repubblicano ha accompagnato uno dei migliori quinquenni della storia recente americana.
Quali sono i ritorni delle azioni e obbligazioni dopo le elezioni americane?
Per quanto riguarda i titoli obbligazionari, invece, analizzando le performance del Treasury a 10 anni, si registrano performance migliori sotto la guida di partiti repubblicani piuttosto che democratici, in termini nominali 6.8% contro 3.2%. In termini reali, invece 3% e -0,5%.
I treasury statunitensi tendono a prosperare sotto i presidenti repubblicani senza una maggioranza al Congresso.
Questo potrebbe essere spiegato dall’inflazione. Tre dei quattro peggiori periodi di inflazione si sono verificati durante le presidenze democratiche, l’ultimo nel 2021 durante il mandato del presidente Biden. I periodi di inflazione più bassa si sono generalmente verificati sotto i presidenti repubblicani. Di conseguenza, le obbligazioni hanno registrato una performance migliore durante i mandati repubblicani. L’inflazione può erodere i rendimenti azionari e in termini reali le performance azionarie sono state migliori sotto i presidenti repubblicani con una maggioranza al Congresso.
Cosa fare in vista delle elezioni americane
Dovresti apportare modifiche al tuo portafoglio in vista delle elezioni statunitensi di Novembre?
È già abbastanza difficile prevedere chi vincerà, figuriamoci quali punti della loro agenda politica verranno effettivamente prioritizzati e implementati dopo l’insediamento.
Il grafico qui sotto mostra che, dal 1928, i mercati azionari sono generalmente cresciuti indipendentemente da chi fosse al governo. A mio avviso, le elezioni creano più rumore che vere opportunità di investimento, e crediamo che gli investitori siano meglio serviti restando fedeli al proprio piano di investimento a lungo termine, piuttosto che cercare di trarre profitto dalla politica. E soprattutto evitando di preoccuparsi del prossimo evento rilevante per i mercati.