Banche centrali che si muovono in maniere asincrone e debiti pubblici differentemente distribuiti generano cambi particolari tra le valute dei prinicipali mercati mondiali in questo determinato periodo economico. In questo articolo andiamo ad approfondire la situazione delle principali valute asiatiche.
Qual è la situazione dello Yen Giapponese?
Lo Yen, la valuta giapponese supportata finora da una politica super espansiva della Bank of Japan, perde terreno sul dollaro, arrivando a superare la soglia psicologica di 150 nella giornata di giovedì 20 Ottobre, cosa che non succedeva dal 1990.
Il ministro delle finanze Shunichi Suzuki ripete come stia meticolosamente controllando il cambio tra valute e rassicurando come il Giappone abbia intenzione di rispondere prontamente qualora necessario e in linea con le politiche fiscali portate ora avanti, con degli scostamenti nella loro politica monetaria.
Lo stesso Seiji Adachi, membro del board BoJ, riporta come sia prematura la scelta di cambiare strada sulla politica monetaria super espansiva portata avanti, rischiando di far tornare in maniera prematura il paese in deflazione, situazione dalla quale sono voluti scappare con ogni metodo possibile. Questo mette nella condizione di dover comprare i titoli emessi dalla Banca, in quanto poco appetibili sul mercato e allargando ancora di più questo già gigante indebitamento con se stesso che il Giappone ha.
Qui sotto riporto i ritmi degli aumenti di prezzi di Giugno che mettono a confronto le tre differenti economie di Giappone, Area Euro e Stati Uniti, come vedete il grafico mostra chiaramente come il Giappone è comunque protetto da quest’ondata di aumento dei prezzi che si sta infrangendo nella parte occidentale del mondo. Secondo quanto riportato infatti il paese del Sol Levante sembra viaggiare quasi ad un ritmo ricercato, fisiologico per una economia sana.
E lo Yuan cinese?
Le altre valute asiatiche rispetto al dollaro non si sono mosse molto nell’ultimissimo periodo. Si riporta uno Yuan cinese sceso dello 0,2%, mentre la rupia indiana è rimasta vicino ai minimi storici a 82,3 dollari. La Cina comunque si è mossa controcorrente per quanto riguarda i tassi di interesse applicati dalla banca centrale.
Questo in quanto si cercava di dare un sostegno all’economia in un momento storico dove le restrizioni covid e la crisi immobiliare hanno messo a dura prova il mercato cinese, facendolo difatti finire sotto le stime di crescita previste (si pensi che anche nel 2020 vennero rispettate le previsioni fatte). Il dollaro infatti prende molto terreno, ma per la struttura della bilancia commerciale cinese, poco male rispetto a come sarebbe per i restanti paesi sviluppati che importano molto più di quanto esportano.
La situazione del Won Sudcoreano
Il Won sudcoreano invece riprende piede rispetto al dollaro, scontando positivamente le previsioni del mercato che si basano sulle indicazioni date dal governo, il quale si pensa abbia intenzione di intervenire sui mercati valutari per far risalire la valuta dai minimi di 14 anni. Tutto questo viene rapportato dunque al dollaro e al suo indice, di come è rimasto invariato e aver ammortizzato la piccola caduta dopo le dichiarazioni di due importanti voci della Federal Reserve. I mercati danno comunque a quasi il 100% la probabilità di un ulteriore aumento dei tassi di 75 punti base a Novembre, il quarto rialzo di quest’anno da parte della banca centrale americana.