Nella mia professione di Consulente Finanziario Indipendente, mi trovo ad avere contatto con investitori provenienti da diversi background che optano per diverse scelte per il loro patrimonio. A volte però alcune scelte fatte sono compromesse da gravi errori, che possono avere un impatto sui rendimenti e aumentare il rischio in modo inatteso. In questo articolo vediamo dieci di questi errori, che a mio parere vale la pena approfondire
Allocazione disallineata con il piano finanziario personale (se presente)
Il primo errore è un’allocazione fortemente disallineata con quello che è il proprio piano di vita personale o famigliare e quelli che sono gli obiettivi dell’investitore. Il caso estremo è che il piano finanziario addirittura non sia presente, quindi non si sa perchè stiamo investendo, con quale obiettivo, quando utilizzeremo il denaro degli investimenti e così via. In questo caso, ti suggerisco di leggere questo articolo su come iniziare ad investire e di vedere il video sotto sull’Investment Policy Statement.
Un esempio può essere un investitore con un portafoglio molto conservativo che, pur avendo obiettivi molto ambiziosi, probabilmente non riuscirà a raggiungere quello che si aspetto proprio a causa di un disallineamento fra i suoi obiettivi e la sua strategia di investimento. Ipotizziamo di parlare di un investitore giovane, magari con famiglia, che ha un discreto portafoglio e che vorrebbe andare in pensione cinque anni prima del previsto. In questo caso, un’allocazione inferiore verso quegli strumenti che sul lungo termine possono portare ad una crescita rilevante del portafoglio (azioni) può andare a pregiudicare questo obiettivo. Tutto quindi deve essere pesato sulla propria capacità di risparmio, sul proprio patrimonio e alla propria propensione al rischio.
Proiezioni che non tengono conto dell'inflazione
L’errore numero due consiste nel creare delle proiezioni dei nostri investimenti tenendo conto dei rendimenti storici nominali delle varie asset class anzichè di quelli reali. In questo modo si elimina dall’equazione il costo dell’inflazione.
Ad esempio, un investitore potrebbe voler raggiungere una cifra di 500.000 euro nel giro di 20 anni per avere un gruzzoletto durante la vecchiaia. Costruisce quindi un piano di risparmio considerando i rendimenti nominali storici di azioni, obbligazioni, materie prime, etc.. Le cose alla fine del piano vanno come pianificato e arriva quindi alla fine dei 20 anni ad avere 500.000 euro. Ipotizzando però un tasso di inflazione medio del 2% annuo, questi soldi sono diventati in realtà 336.000 euro.
Per questo motivo, per qualsiasi tipo di pianificazione è fondamentale considerare il “costo” dell’inflazione.
Continui cambi di allocazione
Il terzo errore che vedo spesso è un cambio di allocazione continuo segendo i venti dei mercati. Se le azioni stanno facendo bene, si comprano le azioni, mentre se stanno facendo male compro obbligazioni o oro e così via.
Questo è dettato da comportamenti emotivi, quando le cose vanno male abbiamo infatti paura ad investire di più in qualcosa che sta andando male. Se ti interessa questo argomento, ti consiglio di leggere questo articolo sui principali bias comportamentale legati agli investimenti.
In secondo luogo, questo è dovuto anche dalla presunzione di voler fare market timing. Cercare di fare market timing è estremamente rischioso ed è abbastanza consolidato il fatto che non può essere fatto con una consistenza importante, quindi l’approccio migliore è costruire un portafoglio di investimento che sia allineato con quelli che sono i nostri bisogni e di conseguenza accettare tutte quelle che sono le peculiarità del nostro portafoglio.
Paralisi dell'investitore
Il quarto errore è quello che io chiamo “Paralisi dell’investitore”, anche qua cerco di fare un esempio per spiegarmi meglio. Abbiamo 100.000 euro liquidi da parte che ci sono arrivati per qualche motivo (eredità, entrata imprevista, etc…), a questo punto sono paralizzato e non riesco ad investire.
In questo momento i mercati sono ai massimi e un investitore che ha un’entrata di liquidità del genere potrebbe dire che i mercati sono troppo alti per entrare, non è il momento migliore per investire, e quindi aspettare un calo. Nel frattempo, non è detto che quando il calo arriverà avremo la possibilità di comprare a dei prezzi più passi di quelli attuali, non si sa infatti quando e di quanto sarà il calo. Dall’altra parte, passano i mesi e arriva effettivamente il calo atteso dall’investitore, l’investitore però è di nuovo paralizzato. Queste perchè pensa che ora che il mercato sta scendendo non ha molto senso andare contro il trend di mercato e che quindi potrebbe aspettare per comprare ancora più in basso.
Come avrete capito quindi, questa “Paralisi dell’investitore” è fondamentalmente una paura che porta all’inazione. La cosa migliore da fare se a livello emotivo non siamo pronti ad investire tutto subito è per lo meno valutare un ingresso dilazionato nel tempo ad esempio con un PAC o un PAC variabile. Sulla carta questo tipo di investimento avrà dei ritorni attesi inferiori rispetto all’investire tutto subito in un’unica tranche, però per evitare una paralisi ha molto più senso investire in questo modo.
Aspettative in contrasto con la realtà
Questo quinto errore capita quando le aspettative dell’investitore sono in totale contrasto con la realtà. Abbiamo sentito parlare molte volte del fatto che l’SP500 storicamente ha avuto rendimenti medi del 10% circa all’anno, questo crea delle aspettative che non sono in linea con la realtà perchè:
- la distribuzione dei rendimenti non è costante, avere un rendimento medio storico del 10% non vuol dire infatti che ad esempio dopo un anno di investimenti in SP500 avremo un rendimento del 10%. Con un’altissima probabilità infatti avremo rendimenti molto diversi, storicamente i rendimenti annui dell’SP500 sono variati da un +50% a un -90%, con una certa distorsione della distribuzione. Più tempo passerà e più ci potremmo avvicinare a questa media, ma di nuovo anche con orizzonti di 10 – 20 anni abbiamo una certa variabilità dei risultati.
- bisogna tenere conto dei rendimenti reali e non di quelli nominali, si tratta in questo caso dello stesso errore discusso in precedenza, per il quale si tende a non considerare l’inflazione all’interno delle valutazioni sui rendimenti degli indici e degli investimenti.
- se prendiamo l’SP500 come proxy per i rendimenti del mercato azionario stiamo facendo cherry picking, perchè stiamo prendendo un indice e una nazione che negli ultimi anni hanno avuto dei rendimenti superiori a quelli del resto del mercato. Trovi qui sotto un video che ti spiega perchè non dovresti investire solo in azioni americane.
Non considerare le alternative
Un sesto grave errore consiste nel dimenticare il quadro generale della situazione e di non considerare tutte le alternative che abbiamo a disposizione per dei preconcetti. Questi sono due punti importanti che si intrecciano tra di loro.
Un quadro complessivo del portafoglio è essenziale da avere, è necessario infatti evitare di pensare al proprio portafoglio in compartimenti stagni separati fra di loro. Avere una visione d’insieme del proprio patrimonio e portafoglio è quello che interessa veramente all’investitore, così come non ci si deve focalizzare troppo sul dove sono investiti i propri soldi a livello di contenitore (su quale conto in banca, su quale broker, etc..) quanto più sul contenuto dei propri investimenti. Come sono investiti nel complesso i tuoi soldi? Con quali logiche? Quali soluzioni hai raggiunto considerando nel complesso i vari investimenti? Se considerati nel complesso, queste logiche continuano a valere?
Per quanto riguarda invece la considerazione delle alternative, tante volte ad esempio mi capita di sentire dei clienti assolutamente contro il fondo pensione per preconcetto, quando in realtà in alcuni casi particolari considerando tutti i vantaggi si possono avere dei rendimenti molto superiori rispetto a quello che potrebbe ottenere sul mercato. Quindi, bisogna cercare di non dire no a priori a determinate soluzioni e di valutare se e quando possono avere un senso.
Mancanza di diversificazione
Il settimo errore è la mancanza di diversificazione quando necessario. La diversificazione è un’arma importante, per alcuni investitori però potrebbe non essere necessaria. A livello fondamentale, concentrarsi su un certo numero limitato di asset o su determinate tipologie di titoli comporta un maggiore rischio specifico che è in qualche modo diversificabile.
La percentuale di asset necessari per arrivare ad un’adeguata diversificazione è poi totalmente dipendente dagli obiettivi dell’investitore, dal suo profilo e così via. In alcuni casi potrebbe andare benissimo un portafoglio 100% azionario, affiancato ad un buon cuscinetto di liquidità per tamponare emergenze eventuali e spese impreviste, non è però qualcosa che va bene per tutti. Trovi qui di seguito un video sul tema “Investire solo in azioni durante la pensione”.
Ignorare gli impatti fiscali
L’ottavo errore è quello di ignorare l’impatto fiscale che hanno le nostre decisioni. Può capitare di dover operare all’interno del proprio portafoglio, bisogna considerare che ogni operazione comporta degli effetti fiscali. E’ importante considerare quali sono questi effetti e valutare di ridurli.
Facciamo un esempio. Mi trovo con un’allocazione 80% azioni e 20% obbligazioni, nel giro di un semestre le azioni hanno dei rendimenti molto elevati ed arrivano quindi a pesare un 85% del portafoglio complessivo. Per mantenere il mio profilo di rischio invariato voglio tornare al mio 80%. Se all’interno del portafoglio azionario ho più ETF e ad esempio alcuni di questi sono stati acquistati in un secondo momento e hanno una percentuale di rendimento inferiore, devono essere questi i primi candidati al taglio vista la nostra asset allocation, perchè questa comporterà un ritardo nell’imposta che avremo all’interno del portafoglio azionario.
Altri impatti fiscali importanti che potremmo avere sono ad esempio quelli derivanti dalle prese di minusvalenza, perchè dobbiamo valutare se abbiamo strumenti adatti a compensarle a seconda di quello che è il loro importo.
Ti consiglio di leggere in merito questo articolo su come recuperare le minusvalenze dagli investimenti.
Ignorare i ribilanciamenti
Un nono errore, connettendoci anche a quanto visto nel punto precedente, consiste nel trascurare i ribilanciamenti. I ribilanciamenti del portafoglio possono essere importanti, soprattutto quando abbiamo un’allocazione costruita in un dato modo allineato con quello che è il proprio profilo di investitore.
Il bilanciamento di per sè non è detto che porti a dei rendimenti superiori ad un portafoglio che non fa ribilanciamenti, soprattutto se abbiamo degli asset con rendimenti attesi molto più elevati di altri all’interno del portafoglio.
Il vantaggio del ribilanciamento di portafoglio è quello di mantenere invariato il proprio profilo di rischio, ossia non esporci a rischi maggiori rispetto a quanto precedentemente abbiamo pianificato. Ovviamente la cosa è da definire e ponderare all’inizio del nostro percorso di investimenti, tenendo anche in conto il trade-off degli effetti fiscali e dei costi di transazione.
Trascurare i costi dei prodotti marginali
Il decimo errore, ma altrettando grave, è quello di trascurare i costi di “prodotti marginali”. Mi capita spesso di iniziare a lavorare con dei clienti che sono già molto consapevoli. magari hanno già costruito un portafoglio di ETF riducendo al minimo le spese legate a questi strumenti, il loro portafoglio ha un senso rispetto ai loro obiettivi di vita ma dall’altra parte troviamo in portafoglio alcuni strumenti che sono lì senza un perchè.
Questi strumenti sono una parte relativamente piccola tipicamente rispetto al resto del portafoglio e sono rimasti lì in qualche modo perchè l’investitore non è riuscito a disfarsene. Esempi di questi strumenti sono i fondi venduti dalle banche, polizze assicurative o fondi pensione PIP. Considerando che questi strumenti magari arrivino ad occupare anche il 10 – 20% del portafoglio e che hanno solitamente dei costi elevati, possono arrivare anche a generare solo loro dei costi superiori al resto del portafoglio.
E’ importante quindi fare attenzione anche a strumenti marginali all’interno della propria allocazione perchè ha sempre senso cercare di ottimizzare tutto quello che facciamo al massimo.