Come recuperare le minusvalenze da investimenti

Cosa chiedere al consulente finanziario prima di investire

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Il recupero delle minusvalenze accumulate è un argomento molto semplice ed allo stesso modo estremamente difficile da gestire. Questo perché, seppure ci siano molteplici modi per recuperarle, senza una adeguata pianificazione si può incorrere in errori che potrebbero scostarci dalla nostra strategia di investimento o farci perdere l’occasione di recuperarle. 

In questo articolo approfondiamo tutti questi aspetti.

Lo zainetto fiscale

Una prima cosa da riconoscere è la differenza fra regime dichiarativo e amministrato. Molto semplicemente, nel regime dichiarativo devo dichiarare plus e minusvalenze mentre nel regime amministrato sarà la piattaforma con cui opero a farlo

Questa ha una importanza nell’utilizzo delle minusvalenze perchè nel regime dichiarativo plus e minusvalenze vanno in un unico calderone che verrà poi inserito nella nostra dichiarazione dei redditi, mentre con il regime amministrato ogni piattaforma avrà la sua gestione di plus e minusvalenze con il suo zainetto fiscale.

Lo zainetto fiscale è quindi quello strumento delle piattaforme con cui operiamo che va a raggruppare tutte le minusvalenze già incassate e presenti tramite un intermediario. Per una minusvalenza incassata, ho l’anno in corso e i successivi quattro anni per recuperarla e non perderla. Questo è un punto molto importante, perchè l’efficienza fiscale ci permette di avere rendimenti netti superiori senza alcun rischio aggiuntivo. D’altra parte, la mancata ottimizzazione è a tutti gli effetti un costo aggiuntivo perchè si andranno a perdere una serie di vantaggi fiscali e avere una normale tassazione di eventuali altre plusvalenze. 

E’ importante ricordare anche che abbiamo due tipologie di redditi da investimento, redditi diversi e redditi da capitale. I redditi da capitale ad oggi non sono compensabili, quindi dovremo guardare a tutti i redditi diversi per potere compensare una eventuale minusvalenza. Quindi, non potremo utilizzare ETF o fondi per compensare minusvalenze e potremo utilizzare obbligazioni (per la parte di apprezzamento di capitale), azioni, derivati, certificazioni, CFD o ETC.

Due regole importanti nella gestione delle minusvalenze

Inizierei ora con due regole importanti nella gestione delle minusvalenze, soprattutto per quanto riguarda l’incasso delle minusvalenze.

1)  Cerchiamo di incassare il prima possibile le minusvalenze che derivano da errori importanti, e soprattutto errori importanti che comportano una inefficienza nel portafoglio e il rischio che questa minusvalenza vada ad ingrandirsi nel corso del tempo. Un esempio può essere quello dei fondi attivi, può capitare di avere delle minusvalenze con questo tipo di strumenti. L’azione consigliata è quella di incassarle il prima possibile  in modo da evitare di pagare commissioni inutilmente e rischiare che la minusvalenza aumenti.

2) Cerchiamo di non incassare una minusvalenza se non siamo sicuri di poterla recuperare nei quattro anni, soprattutto se si tratta di una minusvalenza che non comporta costi effettivi nel manterla non realizzandola. Ad esempio, se si ha una azione con una forte minusvalenza ma con una esposizione controllata e limitata, meglio accettare questa minusvalenza e tenerla nel portafoglio valutando di venderla solo nel momento in cui sappiamo di avere una plusvalenza certa o quasi.

Come compensare le minusvalenze con le obbligazioni

Le obbligazioni sono probabilmente lo strumento più efficace per compensare minusvalenze, abbiamo già approfondito questo tema nell’articolo “Come recuperare minusvalenze con le obbligazioni“.

Le obbligazioni sono lo strumento più efficiente perchè potremo esporci a una parte del mercato obbligazionario senza per forza aver bisogno di un numero altissimo di strumenti. Sono due gli errori tipici che mi capita di osservare in chi utilizza le obbligazioni per compensare minusvalenze:

1) Concentrare una percentuale troppo elevata del proprio portafoglio esclusivamente in obbligazioni per compensare minusvalenze, discostandosi troppo dalla propria asset allocation ideale. Questo comporta un grande costo opportunità nel detenere queste obbligazioni, perchè sul lungo periodo per forza di cose avremo dei rendimenti inferiori. 

2) Pur mantenendo delle proporzioni adeguate al profilo dell’investitore, si investe solo in una tipologia di obbligazioni. Nello specifico, solo in obbbligazioni a breve scadenza perchè abbiamo bisogno di recuperare nel giro di quattro anni. Si va quindi a comprare obbligazioni che scadono nei prossimi quattro anni. Questo è un errore perchè ci si discosta così facendo dalla duration ideale del proprio portafoglio obbligazionario, andando ad esporre l’investitore al cambiamento dei tassi di interesse in maniera diversa da quella che dovrebbe idealmente avere. Questo comporta poi un rischio reinvestimento, per cui allo scadere delle obbligazioni a breve scadenza ci sarà il rischio di  dover reinvestire il proprio capitale a tassi di interessi inferiori. 

Costruire un portafoglio obbligazionario per compensare minusvalenze

A cosa dobbiamo pensare quando andiamo a costruire un portafoglio obbligazionario per compensare minusvalenze? Dobbiamo pensare prima di tutto alle caratteristiche che deve avere questo portafoglio, come la sua duration e la strategia che vogliamo utilizzare

Ad esempio, una strategia potrebbe essere quella Barbell, per cui si avrà una serie di obbligazioni a scadenza breve e una serie di obbligazioni a scadenza lunga con duration che man mano che passa il tempo va a scendere. Un’altra strategia potrebbe essere quella della Bond Ladder, per cui avremo una serie di obbligazioni a scadenza diversa, ogni anno avremo determinate obbligazioni in scadenza e alla scadenza di ognuna di esse si potrà decidere se tenere la duration stabile reinvestendo in obbligazioni a durata lunga o farla scendere andando a reinvestire in obbligazioni a durata breve.

In sostanza, va bene utilizzare obbligazioni per compensare le minusvalenze, ma l’importante è sempre farlo all’interno di una strategia che rientri all’interno dei vostri obiettivi finanziari e che si integri bene all’interno del vostro portafoglio.

Compensare minusvalenze con le azioni

Un altro strumento utile per compensare minusvalenze sono le azioni, con il contro rispetto alle obbligazioni che abbiamo meno garanzie di risultati nell’orizzonte temporale dei quattro anni. Potrebbe benissimo succedere infatti che nel corso dei prossimi quattro anni un’azione che acquisto  non abbia dei risultati positivi e che quindi non possa aiutarmi a compensare una minusvalenza.

Anche in questo caso, è importante acquistare singole azioni per compensare minusvalenze solo se in qualche modo rientrerebbero comunque nella nostra asset allocation.

Quando potrebbe essere utile comprare azioni singole per compensare minusvalenze? Esistono degli indici anche molto concentrati, come ad esempio l’Euro Stoxx 50, dove abbiamo cinquanta aziende da poter acquistare per potere replicare l’indice. Questo però anche maggiore lavoro e maggiori commissioni, quindi c’è da capire bene se possa effettivamente convenire. Un altro approccio potrebbe essere quello di acquistare azioni di realtà molto diversificate, ad esempio come l’holding Berkshire Hathaway. Come questa però ci sono tante altre holding con un discreto track record e minori rischi specifici perchè meno concentrate.

Compensare minusvalenze con i certificates

I certficati sono prodotti molto complessi e difficili da analizzare, perchè al loro interno c’è una componente strutturata. Abbiamo un titolo azionario tipicamente, ma spesso può essere anche un altro tipo di strumento o più strumenti. Questi titoli vengono accoppiati a delle opzioni che possono essere in acquisto o in vendita. Fondamentalmente quindi viene modificato il payoff che avrebbe una singola azione. Sono un affare? No, semplicemente viene modificato questo payoff. Per di più, andiamo incontro a dei costi utilizzando queste strutture.

 Da questo punto di vista quindi, c’è da fare molta attenzione. In particolare c’è da fare attenzione quando parliamo di certificati a barriera. I certificati a capitale protetto hanno dei rischi importanti perchè sono dei prodotti su cui abbiamo la possibilità di perdere anche il 100% del capitale in cambio di cedole, ossia di un guadagno limitato. 

Se avessimo anche un solo certificato disastroso quindi, avremmo bisogno di molti altri certificati con buoni performance per compensare le perdite avute. I certificati che hanno le cedole più importanti inoltre, sono certificati che hanno più opzioni sottostanti. Questo vuol dire che abbiamo una probabilità maggiore che uno di questi sottostanti vada a toccare la barriera del certificato e che quindi alla scadenza l’investitore prenderà il peggior risultato. 

Volendo l’altra opzione sarebbe quella di andare ad investire su certificati a capitale garantito, però in questo caso i rendimenti sarebbero notevolmente inferiori. Oltre a questo, avremo anche una tassazione al 26%. Spesso i rendimenti netti non hanno una performance così buona da avere un discostamento dai rendimenti dei bond.

Stiamo quindi parlando di strumenti dall’utilità opinabile. Ci sono solo due tipologie di certificati che ritengo potenzialmente utili da inserire all’interno di un portafoglio:

  •  Tracker certificate, hanno un rischio emittente ma costi bassi, e ci permettono di seguire l’andamento di un indice azionario e quindi di diversificare.
  • Maxi cedole, da valutare se abbiamo delle minusvalenze in scadenza e non sappiamo come recuperarle. Le maxi cedole potrebbero essere un buon modo per postoporre le minusvalenze. Da valutare comunque bene i costi e la convenienza rispetto al guadagno effettivo nel posticipare le minusvalenze.

Grazie per la lettura, alla prossima!
Davide Ravera

Davide Ravera

Ciao, sono Davide Ravera, consulente finanziario indipendente iscritto all'Albo e al CFA Program. Dopo esperienze come analista equity, risk management e portfolio management presso due importanti banche austriache, ho intrapreso la strada come consulente finanziario autonomo per poter aver un impatto positivo sulle scelte finanziarie delle persone.