Ha senso continuare ad investire completamente nel comparto azionario allocando un 100% del proprio patrimonio, anche in età avanzata, ad esempio in età della pensione? Con l’aiuto di dati e dello studio intitolato “Beyond the status quo: A critical assessment of lifecycle investment advice.“, cerchiamo di andare ad analizzare le possibile performance e drawdown in diverse situazioni ed allocazioni.
Lo studio: dati e metodologia
Abbiamo preso in considerazione uno studio recente, che va a studiare un portafoglio 100% azionario in un percorso di risparmio che va dai venticinque anni fino alla morte. Questo studio confronta varie tipologie di investimento, principalmente life cycle. L’obiettivo principale dello studio è infatti quello di mostrare le principali criticità degli investimenti life cycle, e di andare a mostrare se con un portafoglio 100% azionario:
- si riesca ad avere una rendita maggiore durante il periodo di pensionamento
- si abbia una maggiore tranquillità
- si riesca a lasciare in eredità una somma maggiore
Simulazione e risultati
All’interno dello studio viene simulato il percorso di risparmio di una coppia dai venticinque anni fino alla morte. L’ipotesi di partenza è che la capacità di risparmio sia del 10% dello stipendio totale.
Il risultato principale è che utilizzato un safe withdrawal rate del 3%, del 4% e del 5%, il portafoglio 100% azionario ha un tasso di successo maggiore rispetto a quelle che sono le alternative. In particolare, il portafoglio che ha più successo è quello che suddivide le azioni in 50% locali e 50% internazionali. Questo funziona meglio di una serie di altri approcci, ad esempio 120% azionario meno età, 60 – 40 fisso durante tutto il periodo di investimento, investimento solo in obbligazioni a breve periodo, e così via.
L’approccio 100% azionario in realtà porta anche altri vantaggi rispetto agli altri considerati. Si ha infatti una maggiore capacità di consumo del proprio portafoglio, si poò lasciare anche in eredità una somma maggiore alla fine dei prelievi e il rischio di terminare il capitale è minore.
Guardando anche i rischi che qualche evento estremo inaspettato (Left Tail Risk) possa succedere, emerge ancora una volta che l’approccio 100% azionario con 50% azioni locali e 50% azioni internazionale performa meglio che gli altri approcci considerati.
Implicazioni per gli investitori
Il tasso di successo di questo approccio con questo studio è abbastanza sconvolgente, dato che solitamente si pensa che aggiungendo obbligazioni all’interno del portafoglio la volatilità si abbassi e quindi aumenti anche la probabilità di portare avanti il proprio patrimonio quando andiamo a prelevare.
Limiti dello studio
Sono due i limiti dello studio. In particolare, il limite principale è che non tiene conto della finanza comportamentale e della reazione degli investitori a determinati eventi sul mercato. Quello che sostiene il paper infatti è che il maggiore risultato che si ottiene avendo un portafoglio completamente azionario e non inserendo obbligazioni in portafoglio permetterebbe all’investitore di sopportare drowdown elevati. Ovviamente questa è una semplificazione molto importante, per cui sarebbe da integrare con tutti quegli studi che invece analizzano nello specifico gli aspetti di finanza comportamentale e di sopportazione di eventuali drowdown.
L’aspetto dei drowdown è rilevante perchè, come evidenziato nel paper, il drowdown massimo storico che ci si può aspettare in media nel periodo storico analizzato è del 50%, rispetto all’approccio life cycle che ha invece un drowdown massimo inferiore, del 38%. Non è affatto scontato che la maggior parte degli investitori possano passare un drowdown del 50% in assoluta tranquillità, a seconda della reazione personale di ogni investitore infatti è possibile che si vada a disinvestire parzialmente o totalmente il proprio portafoglio.
Il secondo limite dello studio è che, tenendo conto di dati storici, va a considerare anche i multipli attuali, che sono sopra alla media. Questo potenzialmente potrebbe voler dire rendimenti attesi probabilmente inferiori per il futuro. Considerando questo, potrebbe voler dire che includere obbligazioni in portafoglio potrebbe non essere così peggiorativo rispetto all’approccio totalmente azionario come evidenziato dallo studio.